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Il racconto fotografico del cibo prodotto a Parma è una scommessa rischiosa. Da un lato resiste il mito del "fatto in casa", dell'artigianato antico e sapiente; dall'altro vi è la realtà dell'industria, con il suo apparato produttivo e le tecniche di trasformazione del cibo: vi sono le macchine, rimosse dall'immaginario collettivo. Francesco Maria Colombo ha indagato le icone della memoria ed è entrato nelle fabbriche per stanare il protagonista invisibile del processo industriale: la mano dell'uomo, la quotidiana impresa di chi lavora. Il suo è un viaggio fotografico che fa emergere la complessità di tutto un mondo, filtrandolo attraverso l'occhio del narratore e la prospettiva "colta" delle avanguardie informali. E fotografando, come scrive Gloria Bianchino nel saggio introduttivo, "la civiltà dell'arte attraverso quella del cibo. In una prospettiva antropologica la stessa cosa."